Orazio Gentileschi, Annunciazione (Chiesa di San Siro)

Autore : Orazio Gentileschi

Titolo dell'opera : Annunciazione

Ubicazione: Cappella della Santissima Annunziata (la prima a destra) nella basilica di San Siro a Genova

Data : ca 1622

Dimensioni: 2.81 X 1.57 m (dimensioni originali: 2.25 X 1.57 m)

Tecnica: Olio su tela

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Descrizione

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L'opera

Nella tela è rappresentato uno degli episodi sacri più diffusi tra le committenze aristocratiche secentesche, l'Annunciazione. L'opera si trova nella chiesa di San Siro a Genova, è la pala d'altare della prima cappella sulla destra (cappella della Santissima Annunziata). L'ambiente potrebbe essere paragonato alla camera privata di un aristocratico del XVII secolo; un letto a baldacchino si trova sullo sfondo, disfatto, sorretto da colonne di legno intagliate dalle quali scende il nodoso drappeggio della tenda blu scuro. Sulla destra si trova una finestra dalla cui parte superiore, aperta, penetra un fascio di luce seguito da una colomba, simbolo della purezza della Vergine. Quest'ultima si trova davanti al baldacchino ed è una delle più riuscite creazioni dell’artista non soltanto per la sua bellezza fisica (la modella è probabilmente la stessa giovane che ha posato per La visione di santa Francesca romana), ma anche e soprattutto per l’intensità della sua espressione, una sottile combinazione di sorpresa e umile accettazione del volere divino. Tali sensazioni non trapelano soltanto dalla sua espressione, ma anche dai suoi gesti: il braccio sinistro raccoglie l'orlo del mantello con grande pudicizia, la mano destra levata può essere alternativamente interpretata come un gesto di riflessione o di sottomissione al messaggio portatole dall'arcangelo Gabriele, raffigurato come un giovane fanciullo, inginocchiato di fronte a lei e con in mano un giglio, altro simbolo di purezza. Risaltano le ampie vesti dei personaggi, ricche di pieghe e con un drappeggio nervoso simile a quello della tenda, ma con colori decisamente più vivi: la madonna ha una veste rossa brillante e un mantello blu, l'arcangelo invece è vestito di giallo limone. L’opera ha notevoli naturalezza e realismo, tanto da essere stata interpretata da Roberto Longhi non come un dipinto di tema sacro, ma profano, dal titolo “Donna aristocratica che ascolta con attenzione le parole di un giovane gentiluomo nella sua camera”; egli scrive: “ Nonsenso è quest'ambiente patrizio dove avviene una scena impossibile tra una dama serissima e un giovinotto scalzo ma vestito di seta e con due ali enormi d'avvoltojo appiccate alle scapole […] Una dama dell'aristocrazia che ascolta attentamente le parole di un giovine gentiluomo e nella sua stanza da letto” (R. Longhi, 1916). Non soltanto i personaggi ma anche l’ambiente trasmette un forte realismo: le pieghe delle lenzuola di lino, il drappeggio della tenda, la luce irradiata dalla finestra. L’opera concentra in sé la coesistenza di diverse influenze artistiche, nel particolare la bellezza aristocratica della Vergine è di influenza toscana, il letto sfatto di cultura fiamminga, e l’insieme realistico e naturale è un chiaro omaggio alla lezione di Caravaggio. Gentileschi crea un ambiente molto particolare, come se il mondo naturale fosse pervaso dal divino.

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Stato dell'opera

L'opera originale risulta ampliata da due aggiunte di tela alla base e in cima al quadro, entrambe di circa 28 cm, apportate in un momento storico che non è possibile specificare. Il fatto che tali sezioni non siano originali è stato comprovato dalla differenza di qualità della tela utilizzata per le aggiunte rispetto all'originale, dal prolungamento dello spazio sottostante (che danneggia e distorce la prospettiva del pavimento) e infine dal fatto che sia la colonna del letto sia la tenda dovrebbero terminare alla medesima altezza, la quale corrisponde al punto in cui è stata posta l'aggiunta e in cui prosegue la tenda; inoltre i bordi della tela nelle originarie dimensioni risultano usurati, il che suggerisce la presenza di una cornice iniziale. Per quanto riguarda lo stato di conservazione, nel 1846 Alizeri scrisse che il dipinto aveva subito numerosi danni a causa del tempo. (“Il notar le bellezze che sono in questa Annunziata è ardua ed inutil cosa perché ha luce contraria e poca, né può dirsi immune dai danni del tempo.”) Oggi il quadro è effettivamente molto scuro, ma non vi sono né lacune né ridipinture distruttive.

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Le influenze artistiche

A parere degli studiosi e in particolar modo di Bissel le opere degli artisti che trattarono il tema dell’ Annunciazione nel pieno Quattrocento fiorentino, come Donatello (Annunciazione Cavalcanti, intorno agli anni Trenta del XV secolo, tabernacolo che si trova nella cattedrale di Santa Croce a Firenze) e Filippo Lippi (Annunciazione Martelli, 1440, si trova nella chiesa di San Lorenzo a Firenze) hanno avuto molta influenza sull’opera di Gentileschi, e questo è confermato dal fatto che lo stesso artista aveva incoraggiato un confronto col tabernacolo di Donatello. Sempre presente nelle opere di Gentileschi è il modello fiorentino. Fondamentale nella formazione pittorica dell'artista fu l'incontro con l'arte del Caravaggio nel 1600. E' riconosciuto dai critici il fatto che le opere del Gentileschi dell'ultimo decennio del XVI secolo siano ancora anonime e stereotipate. Caravaggio aveva abbattuto i pilastri dell'invenzione e del disegno (i principali valori della pittura rinascimentale) nei quali l'immaginazione era valutata molto più dell'osservazione, e si ha quindi in questo senso una trasformazione stilistica radicale. Dopo aver assimilato a fondo i principi della pittura caravaggesca l'artista si dedicò alla creazione di un proprio stile personale che sarà elogiato da Giulio Mancini per il “buon colorito e sapere” (forza del colore e conoscenza dell'arte della pittura). Nelle opere più mature del Gentileschi la luce e i colori sono molto naturalistici, oltre ad avere una cromia viva e brillante, ed è possibile osservarlo chiaramente nell'ambiente e nelle vesti delle figure dell' Annunciazione. La pittura dal modello è l'elemento che diede una svolta fondamentale al modo di dipingere del Gentileschi, e l'Annunciazione ne è uno dei più grandi capolavori in quanto non soltanto la Vergine è una magnifica realizzazione di un modello dal vivo, ma vi è anche un perfetto equilibrio formale e spaziale.

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La versione “genovese” e quella “torinese”

Esistono due versioni dell'opera: una è stata dipinta su commissione della famiglia genovese Cebà-Grimaldi, che finanziò la costruzione della cappella della Santissima Annunziata nella chiesa di San Siro a Genova, al cui altare era destinata l’opera. L'altra si trova nella Galleria Sabauda a Torino,e ha gli stessi colori della prima con l'eccezione della tenda: nella versione genovese è blu scuro mentre nell'altra tela rossa. Questa versione è stata fatta su commissione del Duca di Savoia Carlo Emanuele (1562-1630), come è confermato da una lettera dello stesso Gentileschi al duca, scritta il 2 Aprile 1623. In origine era stata posta nella cappella di famiglia all’interno del Palazzo Reale. Non esiste documentazione riguardante la stesura delle due versioni. A parere di Raymond Ward Bissel la versione di San Siro era precedente, mentre secondo altri studiosi come Mary Newcome Schleier la versione di San Siro non solo sarebbe posteriore e secondaria, ma viene persino messo in dubbio che lo stesso artista possa aver messo mano alla sua esecuzione, ritenendola opera di bottega.

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La destinazione pubblica

La costruzione della cappella della Santissima Annunziata a San Siro iniziò nel 1614 su progetto dell'architetto Daniele Casella (1557-1646), che riprende lo schema architettonico della prima cappella a sinistra, risalente a una quindicina d'anni prima. I lavori continuarono fino al 1639, anno in cui vennero aggiunte le prime incrostazioni marmoree. Esiste un dibattito ancora aperto per quanto riguarda l’anno di collocazione dell’opera sull’altare. Alcuni studiosi ritengono che sia il 1639, anno in cui terminarono i lavori del cantiere architettonico. Tuttavia è stato documentato che nel 1775 Lanfranco Grimaldi commissionò a Gian Luca e Girolamo Celle le tele e l'affresco rispettivamente per i muri e la volta della cappella, quindi è possibile che soltanto allora l'opera di Gentileschi sia stata posta sull'altare. Soprani, che scrisse nel 1674, conosceva il nome dell'architetto che elaborò il progetto della cappella, ma non menzionò l' Annunciazione, nonostante avesse fatto un elenco delle opere prodotte da Gentileschi a Genova. (“Benché unica in pubblico, pur fu taciuta dal Soprani ne' cenni ch'ei dà d'Orazio, da' quali conosciamo ch'ei venne in Genova ad istanza d'Antonio Sauli e vi lavorò non poco per lui e per altri privati” F. Alizeri, 1846) Se il Soprani avesse omesso l'opera nei suoi scritti (Raffaele Soprani, Le Vite de' Pittori, Scultori ed Architetti genovesi e de' Forastieri che in Genova operarono, con alcuni ritratti degli stessi, Genova 1674), e partendo dal fatto che l'opera venne fatta specificatamente per la cappella, ed è chiaro che la cornice non poté essere fabbricata se non alla fine dell'esecuzione del dipinto, è importante considerare il fatto che tale cornice è fatta del medesimo marmo che si trova sulle pareti, aggiunti nel 1639. Anche la decorazione marmorea è un progetto di Daniele Casella e nella cappella si trovano due colonne in marmo di Serravezza che inquadrano l'opera.

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Contesto storico

Gentileschi ebbe un’occasione molto importante per la sua carriera nel 1621, ovvero l’invito del nobile Giovan Antonio Sauli a Genova. Un altro episodio aveva già spinto l’artista a cercare committenze al di fuori di Roma (dove visse tra il 1613 e il 1620): lo scandalo del 1612, il processo che aveva coinvolto la figlia Artemisia (1593-1653). Durante il soggiorno genovese Gentileschi si occupò quasi esclusivamente di tele di commissione privata; questo innegabilmente circoscrisse i soggetti dell’artista alla scelta e alle preferenze dell’aristocrazia. Per questo motivo esistono alcune tele che risaltano in quanto di eccellente qualità nonostante il limite dello stereotipo delle richieste nobiliari: è il caso dell’ Annunciazione, soprattutto perché si tratta di una tela di commissione aristocratica ma di destinazione pubblica.

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Fonti

  • Federico Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Genova 1846. " [...] Ognuna di esse risponde al decoro della basilica per ricchezza di marmi, per eleganza di ornati, e per due grandi colonne in marmo di Serravezza che ne compiono il prospetto. La prima a destra, dedicata all'annunziazione di Maria fu costrutta con disegno di Daniello Casella compaesano ed allievo di Taddeo Carlone, noto a' genovesi per questa sola opera, e da' più, malgrado questa, ignorato. La tavola dell'altare colla rappresentazione del suddetto mistero è d' Orazio Gentileschi pisano, fratello d'Aurelio Lomi 39. Benché unica in pubblico, pur fu taciuta dal Soprani ne' cenni ch'ei dà d'Orazio, da' quali conosciamo ch'ei venne in Genova ad istanza d'Antonio Sauli e vi lavorò non poco per lui e per altri privati. Il notar le bellezze che sono in questa Annunziata è ardua ed inutil cosa perché ha luce contraria e poca, né può dirsi immune dai danni del tempo. Quel che corre a' primi sguardi è una certa novità e grazia nelle espressioni, capaci di guadagnar l'attenzione d'ogn'intelligente, a dispetto di que' danni - Gli altri quadri della cappella, cioè i SS. Pietro e Paolo a' due lati, e tre nel volto con misteri della Vergine son mediocri lavori di Giovan Luca e Gerolamo Celle , de' quali è pur l'affresco nello sfondo esteriore coll'eterno Padre e Virtù ne' peducci" (reperibile online su Fosca, sezione Fonti e documenti online [[1]])

 

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Bibliografia

  • Bissel, R. Ward “Orazio Gentileschi and the poetic tradition in Caravaggesque painting,, The Pennsylvania State University Press 1981, University Park and London, pagg. 42-49
  • Newvome Schleier, Mary, "Orazio Gentileschi a Genova" a cura di Keith Christiansen e Judith W. Mann, “Orazio e Artemisia Gentileschi”, Skira editore, Milano 2001, pagg. 198-201
  • Mario Labò “San Siro (I XII apostoli)”, Le chiese di genova illustrate vol. I “Buona stampa” Genova , 1943, pagg. 49, 56-57
  • Cesare da Prato, “Genova chiesa di San Siro - Storia e Descrizioni”,“Tipografia della Gioventù”, Genova 1900, pagg. 227-228

 

Immagini

Annunciazione

Annunciazione

Annunciazione e colonne di Serravezza

Annunciazione e colonne di Serravezza

Colomba (particolare)

Colomba (particolare)

Vergine (particolare)

Vergine (particolare)

Arcangelo Gabriele (particolare)

Arcangelo Gabriele (particolare)

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022